Per questo (forse) ultimo appuntamento sui temi della Proprietà Industriale, trovavo utile qualche considerazione sul destino di un design concesso. In altre parole: cosa ne è di un modello ornamentale una volta che è stato registrato? Come sempre, non vi è una sola risposta giusta, perché tante e diverse sono le necessità. 

Di sicuro, si può scegliere di seguire inizialmente un approccio, tenendo d’occhio l’evolvere della situazione. Ad esempio, c’è chi adotta un approccio più statico e si accontenta di darne una certa pubblicità, sul sito, sul packaging, sul catalogo.

Il termine ‘accontentarsi’ è però improprio nella sua accezione negativa: più corretto è dire ‘che ritiene sufficiente’.Non si può considerarlo, infatti, come un atteggiamento negativo, se non quando avvenga per pura pigrizia, inerzia, voluta ignoranza e senza una ben precisa scelta. Un altro approccio è, invece, di tipo più dinamico che mira alla tutela del
proprio titolo, con diversi livelli di ‘aggressività’. Più spesso, è riservato al design cui si è particolarmente affezionati e dei quali si è fieri, per l’investimento impegnativo dal punto di vista creativo o di marketing oppure a quei prodotti che davvero stanno avendo successo e che gli invidiosi concorrenti sono pronti a copiare.

Come comportarsi di fronte al dilagare delle copie? Innanzitutto, comprendendo di avere raggiunto un successo! Lo dico anche per sdrammatizzare una situazione che, si comprende facilmente, può essere molto fastidiosa. Inutile negarlo, se un prodotto è azzeccato bisogna mettere in conto che molti copieranno e molti verranno ispirati. È chiaro che si potrà decidere di combattere l’acerrimo nemico facendogli presente che ha invaso un campo non suo, con azioni più o meno dirette. Se una prima reazione a caldo è naturale per un vissuto passato in cui si snoda una lunga storia di inimicizia, è bene che una decisione sul da farsi maturi confrontandosi con un presente concreto (una o l’altra strategia di litigation pari non sono) ed un futuro di opportunità (concedere un ‘favore’ al concorrente, da ricambiare alla prima occasione. Capita anche questo).

Un esperto in proprietà industriale, se coinvolto tempestivamente, può fornire un altro punto di vista basato sulla sua esperienza, dando interessanti e utili spunti di riflessione. La concorrenza, in ogni caso, va sempre e comunque gestita, con consapevolezza. Il comparire di prodotti simili sul mercato, non può giustificare la risposta ‘se lo fanno tutti, lo posso fare anche io’. Partendo dal presupposto che un diritto di proprietà industriale, e quindi pure un design, non può essere violato, bisogna maliziosamente immaginare quale sia lo scenario reale dietro le quinte. Talvolta, un
mercato di prodotti simili in apparente pacifica convivenza nasconde un’opportunistica inerzia oppure un accordo esclusivo fra due aziende o, ancora, una licenza.
Talvolta, invece, sobbolle un’aspra battaglia, in attesa solamente di essere scatenata al momento opportuno!