Come ha affermato Elena Re nel suo scritto che accompagna la mostra, “Carol Rama non ha mai amato seguire le regole. La sua passione bruciante è sempre stata il motore di tutto. Il suo lavoro è frutto di un potente cortocircuito tra interiorità e mondo esterno, tra spirito inquieto e funzione taumaturgica dell’arte. Rabbia e malinconia ma al tempo stesso gioia e ironia, sono sentimenti contrapposti che tuttavia convivono e scaturiscono dal profondo della sua opera, restituendo al nostro sguardo il ritratto di una donna, o meglio, di un’artista vera proprio perché donna appassionata e coraggiosa.” 

Carol Rama (Torino 1918 – 2015) è un’artista autobiografica. Ogni personaggio, ogni oggetto che compare sulla scena dell’opera, trova riscontro nella storia e nella memoria di Carol, riflettendo le angosce ma anche le fantasie di una giovane donna che ha dovuto affrontare gli aspetti più traumatici della vita. I soggetti dei suoi primi acquerelli (1936-46) sono talmente anacronistici da risultare all’epoca inaccettabili. Negli anni ’50 Carol sente il bisogno di uscire dai confini dell’autobiografia ed entra a far parte del gruppo MAC (Movimento Arte Concreta) torinese, elaborando un personale concetto di astrazione.

A partire dagli anni ’60 la sua ricerca torna a scavare nel repertorio intimo, e la realtà degli oggetti vissuti nella quotidianità si unisce al suo estro pittorico. Nascono dei dipinti, definiti bricolages dall’amico Edoardo Sanguineti. Gli amici hanno un grande ruolo nella vita di Carol, a cominciare dalle persone conosciute nella sua città, come Felice Casorati, Italo Calvino o Carlo Mollino. Negli anni ’70, durante i soggiorni a Parigi e a New York, conosce Andy Warhol, Orson Welles e soprattutto Man Ray. Il suo lavoro degli anni ’70 è insieme intimo e di ampio respiro.

Su formati spesso considerevoli, stende delle camere d’aria che le ricordano la fabbrica di biciclette del padre imprenditore. Nel 1980, l’artista ha un incontro fondamentale con Lea Vergine, che la include nella mostra itinerante sulle grandi artiste del Novecento intitolata L’altra metà dell’avanguardia. Nel 1985 Lea Vergine cura la sua prima mostra antologica, allestita nel sagrato del Duomo di Milano. Ora il suo lavoro dei primi anni viene finalmente apprezzato.

A partire dagli anni ’90, ai suoi disegni, collages e dipinti si affiancano le incisioni, nate grazie alla felice collaborazione con l’editore-stampatore Franco Masoero. Alla fine del 2005 conclude la sua ricerca con le ultime opere. L’artista si spegne il 24 settembre 2015 nella sua casa a Torino.

Carol Rama ha avuto importanti riconoscimenti, tra cui il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia nel 2003, il Premio Presidente della Repubblica su segnalazione dell’Accademia di San Luca di Roma nel 2010, e inoltre mostre antologiche a Milano, Torino, Rovereto, Genova, Ulm, Innsbruck, Barcellona, Parigi, Dublino, New York, Francoforte sul Meno.

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Carol Rama nell’atelier di Franco Masoero. (foto di Alexandra Wetzel)