15 marzo 2023 Jwho Jacobacci & Partners

 

Con Jacobacci & Partners CheckSig ha brevettato un prezioso protocollo di custodia per criptovalute.
Un sistema complesso da ideare, ma non da utilizzare, che prevede due stadi di custodia e tre distinti livelli autorizzativi a firma multipla, il coinvolgimento di diverse entità legali e sistemi di blocco temporizzati.    
A oggi rappresenta un protocollo di custodia unico al mondo in grado di portare trasparenza e sicurezza in un mercato ancora poco regolamentato come quello delle criptovalute. Ferdinando Ametrano e Paolo Mazzocchi rispettivamente Ceo, Coo e fondatori di CheckSig insieme a Matteo Mozzi Partner di Jacobacci & Partners entrano nei dettagli delle soluzioni brevettate. 

L'intervista

La brevettazione del software è un aspetto molto critico in base ai requisiti severi della normativa brevettuale: richiede pertanto una proficua collaborazione mandatario-inventore per individuare gli aspetti tecnici che possono essere meritevoli di brevettazione. Da questo punto di vista l'esempio di CheckSig è sicuramente vincente.

CheckSig è un'azienda che offre servizi Bitcoin e cripto a investitori privati e istituzionali. Consentiamo ai nostri clienti sostanzialmente di comprare e vendere sui mercati finanziari delle criptovalute, deteniamo per loro in sicurezza e li aiutiamo per come possiamo anche a stare in regola con il fisco. Al cuore dei nostri servizi c'è però appunto la custodia perché la custodia di beni digitali come Bitcoin è molto particolare, nel senso che noi siamo abituati che un bonifico è cancellabile reversibile, viceversa un trasferimento di Bitcoin è sostanzialmente irreversibile. Bitcoin è per la prima volta in ambito digitale un bene trasferibile ma non duplicabile, quindi crea una scarsità, perché ce ne sono pochi e non possono essere duplicati, e questa scarsità dà valore a Bitcoin. CheckSig vuole essere il facilitatore per l'ingresso in questo mondo sia per i privati ma anche per gli istituzionali e le banche che volessero offrire questi servizi, che dal punto di vista di un caposaldo di sicurezza. Per questo al cuore di CheckSig c'è un protocollo di custodia di cui siamo molto orgogliosi e pensiamo che possa essere considerato il più sicuro al mondo, ma faticavamo a mettere a fuoco da un certo punto di vista quale fosse quella che abbiamo imparato si chiama l'altezza inventiva, cioè il cuore brevettabile. 

Il protocollo di custodia è basato su una sicurezza più livelli che coinvolge diversi attori per poter movimentare i fondi. Ed è proprio il cuore di questo protocollo di sicurezza che sta alla base dei due brevetti che abbiamo ottenuto in collaborazione con Jacobacci & Partners. Questi due brevetti riguardano due aspetti chiave del nostro protocollo di sicurezza che sono la pre autorizzazione, che vuol dire che i fondi possono essere mossi solo se sono pre-autorizzati da un set di individui scelti all'inizio e solo se i fondi vengono mossi verso un set di indirizzi pre-calcolati all'inizio, la cosiddetta whitelist, impedendo così a un possibile attaccante di prelevare fondi muovendoli verso indirizzi diversi o senza ottenere alcuna pre-autorizzazione.

La collaborazione tra CheckSig e Jacobacci & Partners è iniziata un paio di anni fa quando gli inventori ci hanno contattato per proporci la loro tecnologia. 

L’ambito applicativo della loro tecnologia è sicuramente molto sfidante per chi si occupa di brevetti, perché riguarda software hardware e anche ambito gestionale, che secondo la normativa sono brevettabili ma solo sotto certe condizioni, quindi è stato molto importante e molto proficuo che la discussione sia è avuta tra gli inventori e il mandatario per la stesura della domanda di brevetto, per capire effettivamente su quali aspetti tecnici puntare.

Il risultato è stato colto in pieno in quanto abbiamo individuato un dispositivo e un software che consente di far funzionare questo dispositivo che rispondessero ai requisiti che la normativa brevettuale richiede. Non da ultimo abbiamo valutato che i due aspetti principali oggetto della domanda di brevetto, la pre-autorizzazione e la whitelist, potessero anche non condividere lo stesso testo brevettuale, ma due testi differenti. Cosa vuol dire? che ciascuno poteva dare valore all'azienda come innovazione costante, ed è per quello che da quando si era partiti all'inizio a parlare di una domanda di brevetto unica in realtà ne abbiamo poi depositate due.