15 aprile 2025 Brevetti Valeria Croce
Cluster SPRING è un'associazione no profit che promuove la Bioeconomia Circolare in Italia, un modello economico che mira a ridurre la dipendenza dalle risorse fossili, valorizzando materiali biologici rinnovabili e promuovendo il riuso, il riciclo e la rigenerazione delle risorse naturali. Il nostro ingresso in Spring, avvenuto nel 2024, rappresenta un ulteriore passo avanti nel nostro impegno per la tutela e la valorizzazione dell’innovazione sostenibile. Ecco l'intervista rilasciata da Valeria Croce a Spring.

 

La bioeconomia è vista come un meta settore, dal punto di vista dei brevetti quali sono gli ambiti in cui si lavora di più in Italia e in Europa? Avete anche visibilità su altre zone del mondo? Riuscite a darci un'idea di come si stanno orientando le diverse aree del mondo (CINA - USA e/o altri)? 

Concordo sul fatto che la bioeconomia sia di fatto un metasettore, perché richiede il coinvolgimento di più settori tecnici, talvolta anche distanti fra loro. La sfida più difficile è riuscire a far dialogare mondi che hanno tradizioni ed esigenze differenti. 

Che cosa si brevetta, potete farci degli esempi? 

La bioeconomia interessa numerosi campi tecnici: il settore dell’imballaggio, il settore energetico, il settore tessile, il settore cosmetico, per citarne alcuni. Laddove risolve problematiche, ad esempio legate al trattamento delle acque e dei fumi, può trovare applicazioni in qualunque settore industriale. 

Come si stanno muovendo le diverse nazioni? 

La spinta più forte è determinata dalla normativa. I Paesi che hanno deciso di intraprendere un percorso più “green” sono quelli più forzati al cambiamento. Ci si muove secondo le proprie necessità ed esigenze, coniugando le nuove soluzioni alle filiere già esistenti sul proprio territorio. 

Università, centri di ricerca grandi imprese o PMI potete disegnarci uno scenario dell'impegno nel settore visto dal vostro punto di vista? 

Il mondo accademico, per sua stessa vocazione, è curioso e si è quindi interessato alla ricerca di nuove soluzioni “bio” prima che il tema “esplodesse”. Successivamente, si è dovuto impegnare per renderle attuabili in concreto. La consapevolezza di dover adottare un approccio più sostenibile nelle attività umane ha accelerato l’acquisizione e il trasferimento al mondo industriale di soluzioni prima considerate troppo “impegnative”, perché avrebbero rivoluzionato gran parte dei processi già implementati.

Quali sono i vantaggi della brevettazione in un ambito così di frontiera? 

La brevettazione crea un vantaggio competitivo; pertanto, chi brevetta accresce la propria competitività. Questo vale anche rispetto allo sviluppo di un nuovo progetto in chiave più sostenibile. Si parla giustamente di “frontiera”, perché territori prima inesplorati. Proprio per questo motivo, chi arriva prima può “mettere al sicuro” le tecnologie più all’avanguardia e creare un vantaggio rispetto agli altri.

Made in Italy: avete contezza di questo anche dalla qualità dei brevetti presentati? 

L’imprenditoria italiana è caratterizzata come sempre da grande vivacità e, lungimiranza. Quindi, spesso troviamo soluzioni ottime prima che vi si arrivi in altri Paesi. Affinché queste soluzioni diventino poi degli “standard” europei, ad esempio, è necessario un gioco di squadra supportato dallo Stato. La cultura brevettuale è cresciuta molto e sono certa che si svilupperà ancora nei prossimi anni. Gli strumenti di tutela della proprietà intellettuale e industriale sono asset importanti e le imprese capiscono sempre di più come sfruttarli nei modi più opportuni. La qualità delle invenzioni è ottima e forse bisognerebbe avere più coraggio e provare a confrontarsi senza pregiudizi con i processi di brevettazione. E’ ancora diffuso il preconcetto che solo le invenzioni “epocali” siano meritevoli di essere brevettate. La normativa, invece, ritiene che anche piccoli avanzamenti tecnologici, qualora contribuiscano ad un miglioramento di un processo o di un prodotto, possano essere tutelati. A mio avviso, su questo aspetto si può migliorare. 

E che dire del know-how delle nostre aziende? 

Come noto, ciò che non si desidera o non si può brevettare rappresenta comunque un patrimonio importantissimo per un’azienda. Sulla tutela del know-how ci sono stati progressi notevoli, anche grazie alla possibilità di certificare l’azienda sotto questo profilo. Sappiamo bene che il “saper fare” è frutto di duro lavoro e cresce velocemente la consapevolezza che debba essere codificato, conservato, mantenuto riservato e valorizzato. Su questo, credo che abbiamo, da sempre, una “marcia in più” rispetto a tanti altri Paesi esteri.

Perché, dal vostro punto di vista, può essere interessante far parte di un network come quello di SPRING? 

Il Cluster Spring compie egregiamente il suo compito di diffondere la cultura della bioeconomia circolare. Grazie alle numerose occasioni di incontro e di confronto fra i suoi associati, l’interazione fra diversi mondi, come dicevo prima, è certamente più facile. SPRING è davvero un biocatalizzatore per accelerare la transizione tecnologica in senso più rispettoso dell’ambiente e, quindi, del futuro.