Enrica Acuto Jacobacci intervistata da Ottavia Giustetti per La Repubblica

Lo scarponcino sotto l'abito formale, l'orologio allacciato sul polsino della camicia, e poi l'accostamento tra eleganza impeccabile ai ricevimenti new vorkesi con gli scatti “rubati” in maglioncino la domenica alla partita o al campo di Villar Perosa. Quello di Gianni Agnelli è un successo personale che non risente del passare del tempo, e piace a nuove generazioni che non l'hanno nemmeno conosciuto e lo celebrano con pagine Instagram. Va al di là della figura di industriale italiano, ed è piuttosto paragonabile a quello di un influencer di oggi, con i suoi follower, e magari anche le critiche, ma ancora capace di ispirare un desiderio di emulazione. Gli italiani guardavano ancora alla sua vita e al suo stile come a un modello. Gianni Agnelli è riuscito a costruire una immagine di sé che oggi potremmo definire come “personal branding”. «Era una vera icona di stile, intesa non tanto e solo per l'eleganza nel vestire, quanto piuttosto per lo stile di vita che incarnava. Per il suo posizionamento nel mondo o meglio nell'immaginario collettivo, in un tempo in cui il personal branding era un concetto del tutto sconosciuto», spiega Enrica Acuto Jacobacci, che guida Jacobacci & Partners, una delle principali realtà europee nell’ambito della tutela della proprietà intellettuale, nata e cresciuta a Torino. «Fu molto bravo l'Avvocato - spiega - perché avendo la fortuna di ereditare un patrimonio industriale, seppe costruire intorno a esso anche il racconto di un'Italia che cresceva, e che guardava al mondo con fiducia ed entusiasmo. Un mondo di aspettative crescenti. E lui era l'incarnazione di questo sogno, ben oltre la Fiat stessa».

Come si trasforma allora un personaggio in icona?

«Il carisma è fondamentale, ma esiste un mix tra tecnica e intuizione che ha fatto in modo che Giovanni Agnelli sia diventato un esempio d’eccezione in questo Paese. Ha lavorato in tempi non sospetti su aspetti intangibili, cosa che altri imprenditori italiani, grandi nel produrre risultati economici e manufatti di altissimo artigianato, non hanno curato con uguale successo».

EAJ-1Qual è allora il segreto?

«Il segreto è posizionarsi ad un livello tale da suscitare nel pubblico reazioni emotive che superino gli aspetti più razionali. È un’operazione sofisticata che pone grande attenzione ai dettagli; che permette di andare oltre, come in questo caso, all'effettiva realtà esistenziale per raggiungere le persone nel loro immaginario, diventando un’icona, un'ispirazione e aspirazione di molti, creando uno stile che va aldilà del tempo. Un dna unico e non facilmente imitabile».

Si potrebbe obiettare che non è difficile ispirare con il proprio stile quando si hanno a disposizione risorse praticamente illimitate.

«Non è però automatico, tutt'altro. La bellezza che colpisce riguardando indietro nella vita dell'Avvocato, è fatta di scelte mirate, vissute con personalità e distacco, un atteggiamento quasi regale che non è affatto scontata anche per altri personaggi famosi».

E la vicinanza con il bel mondo?

«Questa più di tutto ha acceso i riflettori sulla famiglia Agnelli in un tempo che vedeva l'Italia ancora chiusa in una realtà molto provinciale: i ricevimenti a casa Kissinger, l’incontro con i grandi artisti. Al tempo stesso Agnelli era un personaggio che oggi potremmo definire glocal, portava per il mondo sempre l’immagine della sua città, la sua visione internazionale ci ha sprovincializzati. Non voglio descriverlo come un eroe positivo ma come qualcuno che ha portato elementi distintivi forti al di là dell'impresa stessa, come solo certi brand forti riescono a fare».

Non fu immune alle critiche.

«No, affatto. A un brand forte però perdoni più facilmente anche gli errori».

Cosa è sopravvissuto oggi, a vent’anni dalla sua morte, di quell’eredità?

«Oltre il capitolo industriale, che ha preso una rotta multinazionale, ma rimane una delle più grandi realtà, Agnelli ha lasciato un patrimonio di riconoscibilità nel mondo. Le Olimpiadi che sono în parte anche un suo lascito hanno reso la città riconoscibile e nota oltre i suoi confini, geografici e di vocazione».