16 novembre 2020 WIL Europe Viola Zazzera

Viola Zazzera, Chief Marketing Officer in Jacobacci & Partners

Per l'intervista al WIL Talent di questo mese, abbiamo avuto il piacere di incontrare Viola Zazzera, Chief Marketing Officer di Jacobacci & Partners. Abbiamo parlato delle azioni dell'azienda nei confronti dei clienti e dei colleghi a fronte alla crisi del Coronavirus, ma anche dell'importanza dell'educazione dell'uguaglianza di genere sia a casa, con i suoi figli, che sul posto di lavoro, nonché del suo successo lavorativo, il 4T-Tech Transfer Think Tank.

1. La crisi del Covid 19 non ha precedenti. La velocità con cui si è diffuso e il suo effetto sulle famiglie e sulla vita quotidiana hanno portato ad un profondo senso di paura, ansia e confusione. Come hai lavorato e supportato i tuoi team e colleghi in tutta l'azienda?

La seconda metà febbraio 2020 è stata per me un periodo di grandissimi cambiamenti che mi hanno rivoltata come un calzino, a volte ancora adesso mi chiedo come sia sopravvissuta!

Infatti più o meno negli stessi giorni ho iniziato a partecipare attivamente alle riunioni del Comitato Esecutivo della Jacobacci & Partners, l’azienda in cui lavoro da 7 anni nel ruolo di responsabile marketing e Comunicazione, e poco dopo in Italia la situazione è precipitata e siamo entrati in lockdown.

È stato un po' come avere finalmente una berlina a disposizione, ma apparentemente senza carburante per il rifornimento: ero stata promossa nel team dirigenziale dell’azienda, ma in uno dei periodi più bui e incerti possibili. Ricordo le prime riunioni, in cui l’ordine del giorno era l’emergenza e la valutazione degli scenari possibili, anche i più catastrofici che avrebbero potuto avverarsi da lì a pochi giorni dopo anche perché grazie ai nostri contatti quotidiani con la Cina, sapevamo dove andare a parare . E poi il 13 marzo, la data in cui effettivamente anche in azienda siamo entrati in lockdown, con un accelerato smart working diffuso, rivolto a tutti i dipendenti dell’azienda. Intimoriti, distanziati, preoccupati per il futuro. Avevamo infatti ben in mente che come Comitato Esecutivo dovevamo tutelare sia la salute delle persone che quella della nostra azienda, proprio per garantire un futuro a tutti noi.

Tante sono state le iniziative rivolte alle nostre persone per rassicurare, motivare e coinvolgere i nostri team e i nostri colleghi. Abbiamo scritto oltre 40 newsletter, una al giorno, per mantenere vivo il senso di appartenenza, organizzato aperitivi con l’arte per raccontare gli aspetti strategici e artistici della nostra corporate collection, offerto pause di mindfulness per adulti e yoga per i figli, lanciato iniziative che avvicinassero le persone: abbiamo chiesto di inviare la propria foto, mentre si lavorava da casa e di condividere una storia. La memoria di queste azioni sarà ricordata con un libro consegnato ad ognuno di noi, da conservare e rileggere nel futuro. I colleghi hanno molto apprezzato queste iniziative, abbiamo creato le basi per trasformarci da società di servizi professionali legali del terziario avanzato a una vera e propria community, che mette al centro le persone.

2. Con così tanti cambiamenti così rapidi durante questo periodo difficile, hai un ruolo fondamentale da svolgere mentre le aziende modellano la loro risposta. Quali azioni consiglieresti ai brand di intraprendere per servire e far crescere la loro base di clienti, mitigare i rischi e prendersi cura delle loro persone?

La situazione venutasi a creare durante la pandemia ha cambiato l’ordine delle priorità e ha messo al centro della nostra azione la comunicazione fosse essa diretta all’interno o all’esterno dell’azienda. Mentre all’interno avevamo l’obiettivo di informare e rassicurare all’esterno dovevamo far percepire ai nostri clienti che ci affidano i loro  asset strategici che eravamo operativi e che continuavamo a lavorare con i nostri soliti standard da leader di mercato. Che ancorchè distanti eravamo raggiungibili, perché all’inizio quando ci vedevamo in video call o ci sentivamo al telefono, ci rassicuravamo a vicenda. Sapere che noi eravamo presenti oltre che per assisterli sulle loro esigenze di business, ma a volte solo per ascoltare i loro timori che a seconda del settore in cui operano sono molto diversi.

Il  lockdown nel bene o nel male ha dato una grande spinta a tutte le attività digitali di comunicazione, sia interne all’azienda, sia quelle rivolte ai clienti. Non potevamo temporaneamente incontrarli? Abbiamo lanciato diversi progetti per restare vicino sia alla nostra abituale clientela, sia per approcciare nuovi clienti. Tantissime sono state e sono tuttora le iniziative in atto: invio di regolari newsletter, lancio di un articolato e ben strutturato piano editoriale sui nostri canali social, webinar su temi di approfondimento, collaborazioni varie.

3. Qual è la tua opinione sull'argomento ampiamente diffuso "usa il lockdown per ..."? È una buona strategia di marketing o un errore che mostra una mancanza di empatia e trasparenza da parte delle aziende?

Ho amato molto le parole del professore di sociologia dell’Università “La Sapienza” di Roma,  Domenico De Masi a proposito del Covid 19. In sintesi lo interpreta come un tentativo estremo della natura per ricordare e insegnare agli uomini che essi sono esseri mortali e che l’homo sapiens non è sapiente quanto si crede. Un tentativo per insegnarci e ricordarci che la salute viene prima della democrazia e la democrazia viene prima dell’economia; che le risorse del pianeta hanno un limite; che invece di battagliare gli uni contro gli altri, faremmo bene a unirci contro tre nemici comuni: i virus, il surriscaldamento del pianeta e le disuguaglianze.

Anche noi infatti in Jacobacci non ci siamo limitati a gestire la contingenza, ma abbiamo lanciato molti nuovi progetti, tutti con un occhio attento all’ambiente. Personalmente l’attenzione all’ambiente era un tema che insieme ad Enrica portavamo avanti da alcuni anni; dall’azienda plastic free, paperless, car pooling ecce questi temi insieme ad altri li abbiamo rilanciati nella nostra comunicazione ed integrati nelle strategie aziendali.

Se il lockdown è un grande scossone per avvertirci che dobbiamo cambiare rotta, che non dobbiamo desiderare di tornare alla vita di prima, ma è una grande opportunità per rivedere i nostri valori e rivalutare i nostri obiettivi, beh è stato un orrendo scossone, ma possiamo rinascere e fare in modo di lasciare ai nostri figli una terra migliore.

4. La crisi porta anche molta incertezza sul futuro e probabilmente influenzerà il comportamento dei consumatori negli anni a venire. Quali azioni hai intrapreso in Jacobacci & Partners e come ti stai preparando per un mondo post Covid-19?

Intanto l’impegno a mantenere e salvaguardare i posti di lavoro, io credo che siamo una delle rare realtà italiane che non ha usato la cassa integrazione, anzi che ha assunto delle persone in questo periodo, quale modo più concreto di sostenere la società. Poi abbiamo immaginato pacchetti speciali di servizi declinati in vari settori. Ad esempio nel settore del design, oppure nei confronti delle start up innovative. Sono tante le azioni che abbiamo intrapreso in questo periodo a livello aziendale e ne abbiamo parecchie in fucina anche per l’autunno: tutte puntano a sfruttare sempre meglio le potenzialità del mondo digitale, sempre più importante, soprattutto dopo la spinta dovuta all’emergenza del Covid 19.

Per sostenere il brand una tra queste è Jambassador, un programma pilota rivolto a una selezione di colleghi che ha l'obiettivo di creare un gruppo di "ambasciatori" dei valori dell'azienda, voce autorevole sui temi della Proprietà intellettuale, attraverso il canale social LinkedIn. Chi meglio di noi può parlare bene della nostra azienda? Con gli strumenti giusti i risultati si vedono e proprio lo scorso mese la nostra pagina su LinkedIn ha raggiunto i 10.000 follower e continua a crescere!

5. Recentemente sei stata promossa nel Comitato Esecutivo di Jacobacci & Partners che ti rende una delle tre donne che ricoprono una tale posizione. In che modo la tua azienda promuove una leadership condivisa? Puoi dirci di più su questo concetto e perché è importante?

Fautrice della leadership condivisa in azienda è la nostra CEO, Enrica Acuto Jacobacci, tra l’altro anche rappresentante italiana in WIL.

In una società che rappresenta l’evoluzione di un rinomato studio professionale Enrica ha adottato una governance da grande  azienda con un Comitato Esecutivo composto dia responsabili delle diverse funzioni aziendali che interagiscono creando una catena di valore, condividono insieme responsabilità e guida amalgamando e rispettando  le reciproche  competenze. Otto persone coinvolte attivamente nella gestione delle strategie aziendali che mettono in pratica, agilmente, tutte le azioni necessarie per condurre l’azienda.

La leadership condivisa non è solo una questione organizzativa, ma è una cultura maganeriale e mentalità più facilmente riscontrabile in una leadership femminile, un approccio alla gestione che aiuta a superare i muri che tradizionalmente separano i collaboratori dell’azienda, soprattutto quando si tratta di attività ad alto contenuto professionale .  È davvero fantastico il clima più collaborativo e di condivisione: un approccio di leadership che conferisce al team di gestione un’ampia responsabilità per la direzione dell’azienda, attrae talenti e fidelizza le persone Paradossalmente  aver lavorato in una situazione di crisi come quella attuale ci ha uniti ancora di più, facendo crescere la fiducia reciproca.

Il processo decisionale e la responsabilità sono distribuiti, ma naturalmente la nostra CEO mantiene un ruolo unico nella gestione imprenditoriale e strategica che non può essere delegato, ha una visione e un business acumen eccezionali per aiutarci a inquadrare i problemi in modo accurato, metterli nella giusta prospettiva e alla fine aiutarci a decidere insieme una linea di azione e implementarla.

6. A un livello più personale, sei anche madre di un ragazzo e una ragazza di 12 e 8 anni. Come istruisci i tuoi figli all'uguaglianza di genere? Come impedite ai vostri figli di acquisire forti pregiudizi di genere e stereotipi?

È stata una grandissima fortuna partorire un rappresentante del mondo maschile e uno di quello femminile, poterli educare nello stesso modo, senza alcuna disparità di genere. Tutti i bambini dovrebbero avere la libertà e la possibilità di scoprire ed esplorare la propria identità di genere, senza condizionamenti e senza sentirsi giudicati.

Ho letto insieme a loro, fin da piccoli storie non stereotipate senza principesse da salvare e principi coraggiosi, ho lasciato che giocassero con quello che preferiscono, e non con bambole e pentole o trattori e bulloni. Ho sempre evitato di ripetere certe frasi che per esempio dicevano a me “non comportanti da maschiaccio” oppure “piangere è da femminucce. Tutto ciò non fa altro che perpetuare e rafforzare una visione rigida e distorta della realtà, in cui a non viene lasciato spazio all’esperienza ai bambini, che così finiscono per crescere con la convinzione di essere sbagliati. L’educazione di genere serve a creare una società più libera ed equilibrata, a creare individui più tolleranti e a evitare che altri vivano la propria condizione con difficoltà, come qualcosa di problematico, solo perché non corrisponde a ciò che viene accettato e considerato come “normale nella società”.

Ora che i bambini sono più grandi, appena vedono una disparità di genere, sono i primi che me la fanno notare con disappunto. Una bella soddisfazione come genitore!

Naturalmente questo approccio cerchiamo di mantenerlo anche in Jacobacci & Partners, per esempio a usando un linguaggio inclusivo, che valorizza la diversità, oppure creando team trasversali che potenziano le competenze delle persone.

7. Quale consideri il tuo più grande successo?

In generale l’equilibrio che ho raggiunto tra la vita lavorativa e quella famigliare, certamente resa possibile anche dalle politiche aziendali della Jacobacci & Partners, attenta a questi aspetti, in particolare a supporto delle donne e mamme che rappresentano l’80% del nostro capitale umano. Attenzione sicuramente ispirata dalla nostra CEO che ha fatto del Work life balance il suo mantra personale e professionale

Ma il mio “bambino” sul lavoro è sicuramente 4T-Tech Transfer Think Tank, l’evento sull’innovazione e il technology transfer che organizziamo ormai da sette anni. È una grande sfida ogni anno farlo crescere ed evolvere nei contenuti, nel format e nell’iterazione con il pubblico, restando fedeli alla sua formula originale. E i frutti si vedono: più di 500 partecipanti ogni anno, all’evento che ormai è diventato il principale in Italia.

Per chi vuole approfondire: https://techtransferthinktank.jacobacci.com

 

Fonte: WIL Europe