Prevenire è meglio che curare, recita un vecchio adagio. Questo è senz’altro vero anche nell’ambito della proprietà intellettuale: troppo spesso l’imprenditore si lamenta di essere stato “copiato”, ma c’è ben poco da fare se l’impresa non ha provveduto per tempo a tutelare adeguatamente - nella misura del possibile - un prodotto, una macchina, un processo o un software, attraverso i molteplici strumenti disponibili (il brevetto, i modelli ornamentali e il marchio, ma non solo).

Se dunque è mancata un’attività di tutela preventiva, ben difficilmente si potrà reagire con le pur molteplici forme di tutela legale; e tanto più attenta è la tutela preventiva (ad esempio, l’attenzione riservata alla corretta stesura del testo brevettuale), tanto più sarà efficace la tutela legale successiva. Ma cosa si può fare quando la propria tecnologia, o il proprio design, o il proprio nome, sono stati copiati da un concorrente?

L’ordinamento italiano, così come quello della maggior parte dei paesi industrializzati (con un buon grado di omogeneità, pur nel rispetto di differenze culturali e legali) prevede in realtà sistemi di tutela assai efficaci, ma è necessario individuare lo strumento più appropriato sulla base di una corretta analisi di ciascun caso.

A seconda dunque della tipologia di violazione, delle caratteristiche del contraffattore, delle concrete modalità in cui la violazione ha avuto luogo, si potrà fare ricorso a diversi strumenti di intervento, anche connotati da una certa gradualità e caratterizzati da un diverso rapporto costi-benefici; quest’ultimo deve sempre orientare le scelte strategiche dell’impresa, ed è quindi altrettanto importante chiedersi qual è la finalità che si persegue attraverso la tutela legale della proprietà intellettuale.

Accanto all'obiettivo più immediato, quello di far cessare la violazione, e a quello più “mitizzato”(la richiesta di danni; che non sempre è agevolmente perseguibile, e che può rischiare di frustrare le aspettative di chi lo richiede), ve ne sono altri che possono essere parimenti o addirittura ancor più importanti, quale ad esempio l’esigenza di comunicare al mercato l’esistenza dei propri diritti e la ferma volontà di opporsi a ogni violazione, o di cercare di utilizzare questi strumenti in un’ottica strettamente commerciale e negoziale, ad esempio verso un concorrente che potrebbe anche divenire un potenziale partner. Su questo sfondo si possono delineare tre distinte aree di intervento legale: quello strettamente civilistico, quello penalistico, e quello della tutela doganale.

Il primo, quello più tradizionale, è ormai da diversi anni affidato alla competenza delle sezioni specializzate in materia d’impresa istituiti presso i principali tribunali italiani, che garantiscono di operare con adeguate competenze tecniche e giuridiche nelle cause di proprietà intellettuale. In tale contesto, è molto frequente il ricorso alla tutela d’urgenza, ovvero a quelle forme di azioni caratterizzate da provvedimenti ottenibili in tempi più rapidi, attraverso una cognizione sommaria, e che in alcuni casi possono portare a risultati utili anche nel giro di alcune settimane - con ciò smentendo il luogo comune circa i tempi infiniti della giustizia.Vi sono poi specifiche misure che la legge prevede ad esclusiva tutela della proprietà intellettuale, e che rendono oggi il sistema giudiziario italiano assai più affidabile ed efficiente di quanto non si creda comunemente. Così, ad esempio, chi abbia il sospetto di una violazione del proprio diritto ma non sia riuscito ad ottenere una prova definitiva su tale violazione, potrà chiedere anche in via di urgenza al tribunale competente la misura della descrizione, che consente in tempi estremamente brevi di accedere al prodotto dell’azienda sospettata di contraffazione, se del caso anche nel corso di una fiera di settore, ed assumere in quella sede tutte le relative prove attraverso l’attività dell’ufficiale giudiziario e di un consulente tecnico nominato dal tribunale.

Successivamente, sarà poi possibile avviare una vera e propria causa, sia in sede ordinaria sia in sede cautelare.
Altri rimedi tipici e frequentemente utilizzati sono l’inibitoria (cioè il divieto di proseguire la fabbricazione e la commercializzazione del prodotto brevettato), il sequestro, ma anche l’ordine di pubblicazione del provvedimento a spese della parte soccombente -quest’ultimo, rimedio assai efficace per ristabilire sul mercato una corretta comunicazione ed immagine del titolare del diritto che è stato violato.

Il secondo ambito, quello penalistico, investe alcune particolari situazioni in cui la violazione assume determinate caratteristiche ed è dunque perseguibile anche penalmente, potendo costituire un reato; la delicatezza del tema, che non si può affrontare in questa sede, impone certamente cautela ma è qui comunque opportuno ricordare la possibilità di investire la Procura della Repubblica (con tutti i poteri inquirenti che le sono propri) dell’ipotesi di contraffazione
di marchio e tipicamente di sottrazione di segreti aziendali.

A livello europeo, con implementazione in tutti i paesi dell’Unione, è poi in vigore da diversi anni un efficace strumento di controllo alle dogane, destinato a segnalare – e successivamente bloccare -l’importazione in Italia e nel territorio europeo di beni che siano in contraffazione di diritti di proprietà intellettuale. In questo contesto, le dogane fungono sostanzialmente da “controllori” delle importazioni sospette di violare i diritti dell’impresa, qualora quest’ultima ne abbia segnalato l’esistenza e abbia aderito alle procedure previste. La varietà degli strumenti sopra sommariamente ricordati
consente di dosare gli sforzi dell’impresa nella tutela dei prodotti e della relativa proprietà intellettuale; come si è sopra accennato, non tutti i casi richiedono lo stesso trattamento ed è anzi opportuno diversificare le azioni e gli interventi, fermo restando che subire passivamente l’altrui concorrenza sleale è, oltre che dannoso, sempre sconsigliabile anche dal punto di vista giuridico in quanto può comportare conseguenze (prima fra tutte, ad esempio, l’impossibilità di agire con azioni d’urgenza, che rappresentano ad oggi il più immediato ed efficace strumento di tutela giudiziaria).