La protezione della proprietà intellettuale non riguarda solo le grandi realtà multinazionali. Anche le piccole e medie imprese hanno infatti la necessità di tutelare prodotti e innovazioni, in un’applicazione del concetto molto più ampia della semplice brevettazione.

Per molti, il settore della proprietà intellettuale è ancora una nicchia, di esclusivo interesse di grandi società multinazionali che si sfidano in costose “battaglie” brevettuali che talvolta balzano agli onori della cronaca per i risarcimenti milionari con le quali si risolvono.

Si tratta di un approccio errato in quanto, oggi più che mai, è fondamentale che anche società di piccole e medie dimensioni acquisiscano familiarità col tema, eventualmente dotandosi di figure aziendali in grado di interfacciarsi con i professionisti del settore (mandatari brevetti e marchi e/o avvocati specializzati), per meglio tutelare i propri interessi e riuscire così ad affermarsi e crescere nel proprio mercato di riferimento.

In effetti, la proprietà intellettuale è molto più diffusa e pervasiva nella vita dell’azienda di quanto normalmente si creda, e una sua corretta valorizzazione quale vero e proprio asset consente all’azienda un concreto vantaggio competitivo.

A ben vedere, le aziende si trovano molto frequentemente alle prese con scelte di natura strategica attinenti alla proprietà intellettuale, e non solo nella fase di brevettazione, che rappresenta di norma l’ultimo stadio di tale processo.

Un approccio esteso

Un approccio virtuoso volto alla miglior tutela degli asset aziendali e degli sforzi creativi e innovativi dell’impresa, richiede dunque di intendere la proprietà intellettuale in termini molto più estesi, identificando in una sorta di ideale diagramma di flusso le principali fasi della filiera produttiva e individuando, per ciascuna di tali fasi, le occasioni in cui vi possa essere un diritto di proprietà intellettuale (brevetto, modello, diritto d’autore su software, ma anche design o segreto commerciale).

Così, ad esempio, vi può essere proprietà intellettuale in ogni rapporto che l’impresa intrattiene con i propri clienti o fornitori, sia nell’ambito di un rapporto commerciale consolidato, sia a maggior ragione quando si inizia a discutere e collaborare all’ideazione di un nuovo prodotto, alla definizione della sua “ricetta”, alla preparazione di un prototipo, alla predisposizione di attrezzature, alla realizzazione di un software che dovrà essere utilizzato in fase produttiva... gli esempi sono molteplici, ma tutti riconducibili alla categoria dei rapporti commerciali - e quindi contrattuali - che l’impresa intrattiene con soggetti terzi: in gran parte di tali rapporti la proprietà intellettuale può svolgere un ruolo rilevante, e tanto più importante quanto più il rapporto intervenga in una fase per così dire prodromica rispetto alla nascita dell’innovazione.

L’impresa si preoccupa, giustamente, della proprietà intellettuale già esistente o identificabile; è tuttavia importante regolare in modo appropriato anche la proprietà intellettuale che ancora non esiste, ma che potrebbe esistere in futuro, decidendo il prima possibile di chi siano gli eventuali diritti, se intervengano meccanismi di cessione o di comproprietà e quant’altro.

Un altro aspetto, di estrema rilevanza e altrettanto spesso trascurato, è quello che attiene alla valutazione della proprietà intellettuale altrui. Nella realizzazione di un nuovo prodotto, infatti, troppo spesso ci si domanda solo se questo sia brevettabile, trascurando di verificare se il prodotto possa essere liberamente fabbricato e commercializzato senza violare diritti di soggetti terzi: un errore ricorrente è, infatti, ritenere che la brevettazione comporti automaticamente la libertà di attuazione.

Ancora, un tema di fondamentale importanza che viene, il più delle volte, dato per scontato riguarda i rapporti che l’impresa intrattiene con i propri dipendenti addetti a mansioni nelle quali possono essere ricercate o sviluppate soluzioni innovative. In questo senso, può essere opportuno valutare di prevedere specifiche pattuizioni nei contratti di lavoro dei soggetti che, per la natura della loro mansione, potrebbero trovarsi in una posizione sensibile rispetto al tema della proprietà intellettuale.

Un altro tema che interessa, seppur in modo a volte sotterraneo, l’intera filiera produttiva è quello dei segreti industriali. La scelta tra brevettazione e mantenimento del segreto è sempre delicata, ma al di là delle valutazioni specifiche è necessario sottolineare che la tutela dei segreti richiede attività di “manutenzione” che coinvolgono tutte le funzioni aziendali, al pari di ogni altro asset aziendali, se non di più.

Gli spunti potrebbero essere infiniti; quanto sopra riportato fornisce solo alcuni esempi di tematiche essenziali per la tutela della proprietà intellettuale, ma che attengono a momenti diversi rispetto a quelli in cui, tipicamente, l’impresa valuta se e come regolare tali aspetti.

Le giuste domande, al momento giusto

È importante, quantomeno, sapersi porre le domande giuste al momento giusto e affrontare i temi nel corretto ordine logico, tenendo a mente che l’aspetto cronologico è fondamentale nella proprietà intellettuale, che di fatto si basa sul principio della priorità, ad esempio in materia di invenzioni (ma non solo). Dunque, la proprietà intellettuale attuale è senz’altro un tema altamente specialistico, ma sarebbe un errore ritenerlo di nicchia o, peggio, di esclusivo interesse dei “giganti” del settore. In verità, in molti casi una corretta gestione della proprietà intellettuale è funzionale alla crescita aziendale, anche in termini economici. In questo senso, il miglior approccio è proprio quello che consente di individuare, in ciascuna fase di ideazione, sviluppo e produzione, potenziali temi di interesse che potranno poi essere condivisi coi professionisti cui si rivolge l’azienda.

Ciò significa anche che le funzioni aziendali tradizionalmente estranee a questi temi (la funzione commerciale, quella amministrativa, gli acquisti, le risorse umane) dovrebbero invece condividere le scelte strategiche con chi si occupa prevalentemente degli aspetti tecnici e innovativi, al fine di dare luogo a una sinergia finalizzata alla tutela della proprietà intellettuale, propria e altrui.