5 novembre 2024 Technofashion Luca Mariani

Abbiamo oramai una certa familiarità con le diciture DOP (Denominazioni di Origine Protetta) e le IGP (Indicazioni di Origine Protetta), che ad esempio troviamo stampigliate sulle etichette del Prosciutto di Parma o del Prosecco. Com’è noto, queste indicazioni geografiche sono utilizzate in Unione Europea per contraddistinguere alcune specifiche tipologie di prodotti alimentari e vitivinicoli, che hanno un legame particolare con il loro territorio di provenienza. Sappiamo anche che servono a garantire e promuovere le caratteristiche uniche di questi prodotti legate all'origine geografica e alle competenze tradizionali dei produttori locali.

La novità è che, a partire dal 1° dicembre 2025, questo tipo di tutela sarà disponibile anche per alcune tipologie di articoli che esulano dal settore agroalimentare, nello specifico per prodotti artigianali e industriali. Numerosi sono i prodotti italiani per i quali si potrebbe ipotizzare l’attivazione di questa tipologia di protezione. Basti pensare ad alcune particolari lavorazioni metalliche, quali: l’arredamento in ferro battuto del Casentino, la tradizione dell’oreficeria fiorentina, che vanta origini millenarie risalenti agli Etruschi, o quella vicentina, longobarda per nascita. Ci sono poi le suppellettili e le opere artistiche in vetro delle celebri vetrerie di Murano. Per non parlare dei prodotti tessili tradizionali, che a livello nazionale creano un panorama piuttosto articolato. In questo ambito troviamo ad esempio: i tessuti dei lanifici biellesi, i pizzi siciliani e i merletti veneziani; la quasi estinta seta lombarda, che ha raggiunto la sua auge nei secoli diciannovesimo e ventesimo, oppure i filati cardati di Prato – e la lunga lista delle stoffe italiane non finisce qui.

I requisiti minimi e l’iter di registrazione

Nonostante l’abbondanza di eccellenze locali, non tutti i manufatti tradizionali potranno accedere alla tutela prevista per le indicazioni geografiche, poiché sono previsti dei criteri minimi di ammissione piuttosto stringenti. In particolare, l’Articolo 6 del Regolamento UE nr. 2023/2411 rubricato “Requisiti per l’indicazione geografica” recita quanto segue:

1. Affinché il nome di un prodotto artigianale o industriale sia idoneo ad essere protetto come indicazione geografica, il prodotto deve possedere i requisiti seguenti:

  1. essere originario di un luogo, di una regione o di un paese determinati;

  2. la qualità, reputazione o altra caratteristica del prodotto sono essenzialmente attribuibili all’origine geografica dello stesso; e

  3. almeno una delle sue fasi di produzione ha luogo nella zona geografica delimitata.”

L’iter per il riconoscimento dell’indicazione geografica inizia quando l’associazione di produttori (o, in alternativa, il singolo ed unico produttore) presenta una domanda di registrazione, accompagnata da un disciplinare di produzione, che esplicita le fasi di creazione del manufatto aventi luogo nel territorio di riferimento. La procedura si sviluppa in due fasi: la prima davanti all’autorità preposta nello Stato Membro dell’Unione Europea (ad esempio, in Italia si potrebbe trattare di una divisione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy), per una prima verifica dei requisiti a livello nazionale e la gestione dell’eventuale procedimento di opposizione; la seconda davanti all’EUIPO (ossia, l’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale), dove approderanno le domande approvate a livello nazionale per un’ulteriore valutazione di competenza, ai fini dell’approvazione o del rigetto finale della richiesta della IGP.

La tutela potrà essere accordata sia ad indicazioni geografiche provenienti dai Paesi Membri dell’Unione Europea, sia da Paesi terzi ovvero Extra-UE, per le quali sono previsti alcuni adattamenti normativi rispetto all’iter di registrazione standard.

Il batik indonesiano

Un eccellente esempio di prodotto artigianale estero che potrebbe accedere a questo tipo di tutela è quello del Batik, che è un metodo tradizionale di colorazione dei tessuti originario dell’isola di Giava e caratteristico dell’Indonesia. Questa particolare lavorazione manuale prevede che il tessuto sia rivestito in modo selettivo con la cera grazie, all’impiego di uno strumento a beccuccio oppure degli appositi stampi in rame. In questo modo si crea sul tessuto un mosaico di punti e linee, che deve essere ripetuto in modo identico e speculare su entrambe i lati della stoffa. Dopodiché il tessuto è immerso in una tintura monocromatica: siccome la cera resiste alla colorazione, sulla stoffa affiora un disegno in negativo rispetto a quello impresso. La cera residua viene quindi rimossa inducendone lo scioglimento in acqua bollente o usando ferri arroventati. La medesima operazione viene effettuata per ogni sfumatura di colore che si desidera applicare; dunque, la realizzazione di un’opera tessile con tecnica Batik richiede numerosi passaggi e settimane (o mesi) di manipolazione, in funzione delle dimensioni e della complessità delle trame.

Gli indumenti e i paramenti in tessuto Batik ricoprono un ruolo simbolico e rituale per gli abitanti dell’Indonesia, poiché sono impiegati nelle cerimonie e nelle liturgie che scandiscono lo scorrere delle loro esistenze. Nel 2009 questo tipo di lavorazione manuale è stata iscritta nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) e, nell’opinione di molti, potrebbe candidarsi al riconoscimento come indicazione geografica protetta per prodotto artigianale. In questo modo, si avrebbe il risultato di tutelare e valorizzazione un’eccellenza locale già largamente conosciuta nel mondo, ma troppo spesso oggetto di imitazioni, che ne compromettono la reputazione e la qualità percepita agli occhi dei consumatori.

Il ricamo a tombolo mirabellese

Una manifattura tipicamente italiana è invece quella del merletto mirabellese. Il ricamo a tombolo è una tecnica ornamentale tipica della cittadina di Mirabella Imbaccari, un piccolo comune siciliano situato in provincia di Catania. Questa lavorazione prende il nome dall’attrezzo utilizzato dalle artigiane, ossia il tombolo, un cuscino cilindrico al quale viene fissato – tramite aghi – il merletto in fase di tessitura. Questo permette alla tessitrice di avere una base su cui intrecciare e ruotare i singoli fili per mezzo dei fuselli, ovvero delle asticelle di osso o legno che vengono manipolate dalla ricamatrice al fine di ottenere il disegno desiderato.

La diffusione del merletto a tombolo in quest’area geografica è dovuta alla Baronessa Angelina Auteri, che a partire dal 1910 sostenne l’insegnamento di siffatta tecnica come espressione artistica e mezzo di emancipazione per il genere femminile locale. Grazie alla lungimiranza della nobildonna, nel ventesimo secolo il merletto a tombolo mirabellese divenne un ornamento apprezzato e richiesto in Italia e all’estero, fornendo una fonte di sostentamento economico ulteriore alle famiglie del luogo. Anche il ricamo a tombolo nel 2023 si è candidato al riconoscimento come patrimonio immateriale dell’UNESCO e non si esclude che, a tempo debito, possa diventare un’indicazione geografica protetta.

I vantaggi della tutela IGP

Numerosi sono i vantaggi derivanti da questi nuovi diritti di proprietà intellettuale. L’introduzione delle indicazioni geografiche per i prodotti non agroalimentari può diventare uno strumento per preservare le tradizioni dell'artigianato locale e sviluppare l’economia della piccola industria europea. Per di più, l’istituzione dei disciplinari permetterà la creazione di standard qualitativi e incoraggerà una sana concorrenza tra le imprese manifatturiere. Infine, una protezione precisa ed uniforme in tutta l'Unione Europea per questo tipo di indicazioni geografiche permetterà alle autorità locali di avere un approccio più omogeneo ed efficace nella lotta alla contraffazione dei prodotti oggetti di tutela.

 

Articolo di Luca Mariani per Technofashion